Dalla valorizzazione del prodotto all’espressione del Brand.

Estratto dell’intervista fatta dalla rivista Retail&Food a Paolo Brugioni, amministratore delegato del Gruppo ER.

Partendo dai numeri, su quanti progetti di nuovi negozi avete lavorato nel corso del 2018 e su quante iniziative siete impegnati nella prima parte del 2019?

Il 2018 è stato un anno proficuo e interessante. Abbiamo lavorato sia con clienti italiani che esteri per lo sviluppo in diversi siti commerciali che vanno dal travel retail aeroportuale all’outlet village. Nel dettaglio abbiamo realizzato 20 punti vendita e diversi corner in settori quali fashion&accessories, fashion, ottica e profumeria. Per quanto riguarda il 2019, è partito molto bene, all’insegna di progetti diversi sia per tipologia merceologica che per canale. Peri il Gruppo ER (ER spa e Store Builder srl) lo sviluppo negli aeroporti europei rappresenta una dimensione strategica che stiamo presidiando da oltre un decennio. Allo stesso modo, il canale dell’outlet village è estremamente interessante in quanto riesce a garantire fatturati elevati e al tempo stesso permette ai brand di lavorare sull’awareness grazie a un traffico di consumatori di varia provenienza, in termini sia di reddito che di nazionalità. Entrambi i canali richiedono competenze specifiche a livello sia progettuale che costruttivo.

Quali sono i principali progetti su cui avete lavorato di recente? Quali caratteristiche hanno?

Negli ultimi mesi stiamo sviluppando nuovi format nel settore del food service per negozi di piccole e medie dimensioni che apriranno in contesti internazionali. Si tratta di produttori che stanno approcciando la distribuzione con l’intenzione di affermare i propri marchi in Europa. Per questo sviluppiamo format e concept che sono fortemente caratterizzati sia in termini di prodotto che di servizio. Queste soluzioni incontrano l’interesse dei vari operatori commerciali in quanto rappresentano una soluzione alla diversificazione dei modelli di vendita. I settori alimentari oggetto del nostro lavoro sono: il caffè, la mozzarella di bufala e il gelato.

Lavorate con operatori food e non food su vari segmenti distributivi, tra cui i factory outlet village e il travel retail. Come cambiano i concept store in base alle diverse tipologie di location?

Vediamo di rispondere alla domanda con qualche esempio specifico. Gli outlet village richiedono di coniugare dei concept di negozio che risultino attrattivi in termini di atmosfera e di merchandising con l’esigenza di essere sviluppati con budget contenuti sia per la realizzazione che la successiva manutenzione. Per questo ci concentriamo molto sull’organizzazione del layout attraverso la creazione di punti focali fortemente attrattivi e una chiara suddivisione dello spazio con elementi strutturali o architettonici che consentono una facile lettura dell’esposizione. Nel mondo del travel retail è invece fondamentale lavorare sull’acquisto d’impulso. Per questo sviluppiamo layout e strutture espositive che permettono di attirare il cliente anche da lontano e di “intrappolarlo” nella conversione. Per il food service, infine, è importante trasmettere la specializzazione, che si deve tradurre in genuinità e sapore comunicati attraverso gli elementi di concept, espositivi e di trasformazione del prodotto. Per questo cerchiamo di creare degli ambienti che risultino veri e autentici.

Infine, in che misura lo shopping online e sta influenzando la progettazione dei punti di vendita fisici? Nei vostri progetti inserite elementi che favoriscano una customer experience omnicanale?

Sì, il canale offline influenza sicuramente quello fisico. Quello che noi dobbiamo fare è creare canali fisici che risultino estremamente interessanti e consentano una lettura del prodotto molto più efficace di una tradizionale pagina web. Per questo ci concentriamo moltissimo sull’atmosfera del punto vendita e sull’esposizione, lavorando, quando richiesto, anche sui vari elementi pop. Anche noi implementiamo il digitale nei nostri progetti, soprattutto in strutture di comunicazione quali lightbox, sia tradizionali che dinamici e pannelli informativi sul prodotto. Ma l’experience omnicanale in senso stretto è un più un tema del mondo IT che del mondo del design: devono essere tecnologie che consentono una lettura costante degli stock di rete per consentire al consumatore una home delivery di prodotto non presente in negozio. La tecnologia deve rimanere per i negozi un facilitatore e non certamente un protagonista.

 

Contenuto estratto dalla rivista: Retail&Food – Edizione di Aprile 2019
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